Sicilia e Partanna

a storia Grifeo in Sicilia è indissolubilmente legata al Feudo di Partanna che ne costituisce il nucleo originario nell'Isola. È una zona ricolma di testimonianze storiche per l'antichissima presenza umana. Il territorio del Comune vanta ritrovamenti del Paleolitico, anche all'interno della cittadina, riprova che questa regione del Trapanese, fra le valli dei fiumi Modione e Belice (gli antichi Hypsa e Selinus), è stata sempre utilizzata per insediamenti umani. In epoca medievale cominciò un nuovo sviluppo, proprio sotto la dominazione araba. Lo stesso nome Partanna ha origini parecchio antiche.

Alcuni sposano l’etimologia greca (da παρθένος o Parthenos, o ancora, Vergine).

Altri preferiscono quella araba (Barthannah, o Terra Sicura) in quanto già nel 989 nell’area era presente un casale, “Barthannah” appunto, inserito in un elenco di ventinove città (mudūn) della Sicilia, all’interno del “Kitab ‘ahsan ‘at taqasim” (Le divisioni più acconce a far conoscer bene i climi [della Terra]) scritto da Al-Muqaddasi, geografo e storiografo originario di Gerusalemme che visse alla fine del X secolo d.C. Non è l’unico esempio in Sicilia di città i cui nomi di oggi hanno chiare origini arabe (1. Alcuni esempi di nomi originariamente arabi)

Sicilia cartina geografica da Selinunte a Partanna

Partanna, come tale, è comunque di origine greca o forse sicana e l’origine del nome si deve probabilmente alla sua collocazione tra due fiumi, per cui “part’amna”.

Partannain "Della Sicilia nobile" di Francesco Maria Emanuele e Gaetani, anno1754Con l’arrivo in Sicilia dell’armata normanna guidata dal Gran Conte Ruggero, i Grifeo fecero la loro parte nel combattere gli infedeli.

Ci avevano provato ancora prima nel corso del primo tentativo di strappare l’isola agli arabi: Auripione I Grifeo con un centinaio di Candioti aveva già iniziato a fronteggiare i Saraceni sotto il comando del generale bizantino Giorgio Maniace (Gheorghios Maniakis, Macedonia 998 - Costantinopoli 1043) . I bizantini però non riuscirono nell’impresa, anche per i dissidi interni all’Impero, simili agli eterni conflitti dinastici e di interesse che hanno sempre caratterizzato la storia del dominio bizantino. Dissidi che già nell’827 avevano favorito la stessa conquista araba della Sicilia (2. Le fasi della conquista saracena).

Decisiva, quindi, la partecipazione all’impresa del Gran Conte Ruggero: questa volta fu vittoriosa e la campagna militare contro le armate musulmane permise di eliminare il loro dominio sull'Isola.

(a lato una copia della pagina da "Della Sicilia Nobile", opera di Francesco Maria Emanuele e Gaetani, edita nel 1754 - capitolo descrittivo su Partanna)

Nel Castello Grifeo di Partanna un affresco posto al centro di una delle due mura più lunghe del salone principale, ritrae l’episodio che diede origine all’intitolazione del Feudo: la scena lì rappresentata narra l’episodio in cui Giovanni I Grifeo salvò il Gran Conte durante un duello contro il condottiero arabo Mogat (la stessa scena è ritratta nel gruppo scultoreo che sovrasta il frontale della Cattedrale di Mazara).

Sullo scudo di quell’antico avo raffigurato nell’affresco si trovano due elementi dominanti (foto più in basso):

1) nella parte superiore il simbolo araldico del Grifone;

2) nella parte inferiore invece campeggia una scritta commemorativa, il vero rcconto delle origini Grifeo in Sicilia e l'inizio del rapporto col nascente Feudo di Partanna.

Castello Grifeo a Partanna, affresco delle origini, lo scudo di Giovanni I GrifeoNello scritto in questione viene sottolineato come l’investitura ufficiale fu confermata successivamente nel 1137 in favore di Giovanni II Grifeo ad opera di Sua Maestà Re Ruggero II.
Il titolo assegnato fu quello di Barone.
Nel 1243 l’Imperatore Federico II confermò il titolo a Goffredo I, IV Barone di Partanna, per i suoi meriti di condottiero al fianco del Sovrano
(3 - dal Dizionario Storico-Blasonico del 1886).

Quasi cinque secoli dopo, il 20 maggio 1628, Guglielmo Grifeo Ventimiglia assurse al rango di Principe grazie alla concessione di Re Filippo IV di Spagna. Partanna divenne così Principato e cittadina, annoverando più di diecimila abitanti.

Tradizionali titoli della Famiglia, anche quelli di Duca di Ciminna e di Floridia, il primo acquisito a fine 1500 e il secondo a fine 1700 insieme alla la Baronia delle quattro parti del Feudo della Cavalera e al territorio di Mandarado (grazie al matrimonio di Benedetto Maria III Grifeo con Lucia Migliaccio, Duchessa di Floridia).

Dalla metà del 1300 ai feudi controllati dalla Famiglia Grifeo sono da aggiungere la Baronia di Misirindino con privilegio e il titolo di Visconte di Galtellin (oggi Galtellì, in Sardegna) con investitura, concessi da Re Pietro IV d’Aragona per meriti militari a Benvenuto I Grifeo che al comando di un’armata marittima riportò il controllo del Re sulla Catalogna e sulla Sardegna.

E ancora, il titolo di Duca di Gualtieri (Maritali Nominae), dal 1600 il Marchesato di Serradifalco.

Stemma Regno di SiciliaIl tutto senza contare l’appartenenza a vari ordini cavallereschi a cominciare dalla Grandezza di Spagna di Prima Classe, il Real Ordine di San Ferdinando e del Merito, l’Ordine Costantiniano di San Giorgio, l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il Real Ordine Toscano del Merito e il Sacro e Militare Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

La forza della famiglia e l'autorità anche morale dovuta alla lunga discendenza e all'antichissima appartenenza alla terra di Sicilia, hanno concesso alla famiglia di ricoprire ruoli di primo livello nel governo del Regno di Sicilia (a fianco lo stemma del Regno - Aragona e aquile Svevia). Di questo se ne ha evidenza leggendo le sezioni di questo spazio web dedicate alla genealogia Grifeo che racconta i suoi protagonisti in tre sezioni: dall'XI secolo, poi dal XVII secolo e, a seguire, dal XIX secolo. Senza dimenticare la pagina con la rappresentazione grafica in tre tavole genealogiche.

Solo come nota araldica sullo stemma del Regno di Sicilia: inquartato in decusse, nel primo e nel quarto d'Aragona, quindi d'oro, a quattro pali di rosso; nel secondo e nel terzo di Svevia-Sicilia, quindi d'argento, all'aquila spiegata e coronata di nero [immagine dall'Armoriale di Conrad Grünenberg (XV secolo) ricompreso e trascritto in un volume del 1602 conservato nella Biblioteca di Stato bavarese].

 E con i titoli nobiliari e cavallereschi è meglio fermarsi qui per non annoiare chi legge ed evitare l’impressione di dare sfoggio eccessivo, quindi poco elegante.

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