l Grifone, come il suo parente l'Ippogrifo, è una figura mitologica. Il primo è presente da millenni nell’iconografia artistica dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e delle civiltà del Medio Oriente.

In questo lungo lasso di tempo il Grifone è stato sempre ricorrente nelle rappresentazioni delle culture che si sono succedute, sostituite, combattute. La figura riassume in se la bellezza, la forza, la fierezza, l’eleganza, il potere sui cieli e sulla terra, elementi evocati dai due animali che ne compongono l’immagine: il leone e l’aquila. Mancherebbe solo l’elemento marino, ma sarebbe stato veramente troppo, anche per un animale fantastico.

Secondo la tradizione il Grifone era il custode dell’oro. Nella sua tana questo animale vegliava, anche a prezzo di grandi violenze, su inestimabili ricchezze.

Nel Medioevo i maghi dicevano che era una gran fortuna mettere le mani sugli artigli di un Grifone: utilizzati come coppe per bere, avevano la capacità di cambiare colore se nella bevanda fosse stato presente del veleno. Se fosse stato vero sarebbe stato un gran bel vantaggio per i regnanti che avevano a che fare con cortigiani a volte troppo intraprendenti e ambiziosi. Nella simbologia della religione cristiana questo animale veniva utilizzato per simboleggiare Cristo: la parte di leone perché aveva regnato come un re; quella dell’aquila per la sua resurrezione.

Le più conosciute leggende sui Grifoni hanno avuto successo soprattutto in epoca medievale. Alcuni di questi miti erano già presenti nella “Vita di Alessandro” dello Pseudo Callistene (200 d. C. originario di Alessandria d’Egitto - un manoscritto dell’opera risalente al XIV secolo è conservato all’Istituto Ellenico di Studi bizantini e postbizantini di Venezia) e sono ricomparsi nella “Histoire du bon roy Alixandre” di Jean Wauquelin. Come si evince dai titoli, le due opere hanno in comune un protagonista d’eccezione: Alessandro Magno.

 Questa, in breve, la parte di trama che ci interessa.

Il grande condottiero e Imperatore, Alessandro, capace di costruire in pochi anni l’impero più grande mai esistito, voleva avere visione di quanto fossero grandi i suoi domini e capire cosa fosse l’aria, elemento invisibile, ma presente. Le terre dell’Impero erano così vaste che Alessandro non poteva, con uno sguardo, abbracciarle tutte.

Così il Monarca decise che doveva librarsi in aria per risolvere i due problemi. Ordinò di costruire una navicella leggera, una sorta di gabbia in metallo prezioso, splendidamente decorata (oppure a forma di cesto). A questa incatenò tre o quattro grifoni che aveva portato con se dall’India. L’imperatore fece issare tutto in cima ad una montagna, poi si imbarcò nella navicella sorreggendo due lunghi bastoni rossi alle cui estremità aveva assicurato dei prosciutti, vere leccornie per i grifoni. Agitando il pasto nella direzione scelta, i grifoni si alzavano in volo nello sforzo di acchiappare i bocconi. Insomma, come una carota davanti ad un mulo.

La spinta fornita dalle ali di quegli animali fece sollevare la navicella e Alessandro ebbe modo di osservare la terra e studiare i cieli. Tornato sulla terra, l’imperatore ricevette l’omaggio della sua corte. Il suo desiderio di sapere però non si placò… e la storia continua con un’altra avventura negli abissi marini.

 Un’ottima rappresentazione di questo fantastico viaggio viene da un arazzo tessuto verso il 1460 a Tournai, nel Ducato di Borgogna, di proprietà dei Doria Pamphilj. Un’opera d’arte di quattro metri per dieci, tramato in lana, seta e fili d’oro e d’argento. Il tutto custodito nel Palazzo del Principe a Genova.

 Re Alessandro, assiso su un carro sostenuto da grifoni compare anche in un mosaico del 1160 riscoperto sotto un pavimento in mattoni della Cattedrale di Taranto e realizzato all’epoca dal maestro Petroius per il committente, l’arcivescovo Girardo. Rimanendo in Italia, il Grifone da solo è diffusissimo in molte cattedrali, cappelle e manieri, soprattutto nel Meridione.

Per chiudere il cerchio “cognitivo”, Pseudo Callistene influenzò anche la tradizione musulmana. Alessandro compare pure nel Corano. Iskandar è il nome, con la variante Sikandar, in arabo-persiano e nel mondo islamico, di Alessandro Magno. Un racconto epico che lo riguarda è l’Iskandarani (Iskandarnāma o Libro di Alessandro), opera in versi di Elyas Abu Muhammad Nizami, poeta persiano nato a Gangia (Azerbaigian) nel 1141 e morto verso il 1204. Si tratta dell’ultimo dei cinque masnavi, o poemi romanzeschi a rima baciata, appartenenti appunto ad un quintetto (Khamsè) di Nizami noto come “I cinque Tesori”. Inutile dire che il Grifone accompagna la diffusione del mito di Alessandro e che compare anche in molte altre storie e novelle musulmane.

Una variazione è l'Ippogrifo (hippos=cavallo e grypòs=grifone), creatura alata, onnivoro, incrocio tra un cavallo e un grifone, originariamente nemici naturali. Essere fantastico molto raro proprio per la quasi impossibile unione fra i due animali "genitori".

Secondo le leggende e i miti, l'ippogrifo aveva testa, ali, zampe anteriori e petto di aquila, il resto invece uguale al corpo di un cavallo. Lo descrive bene Ludovico Ariosto nell'Orlando Furioso: ne fa la cavalcatura del mago Atlante, soggiogato da Bradamante, poi utilizzato da Ruggero e infine cavalcato da Astolfo fino alla Luna per recuperare il senno perduto di Orlando.

(nell'immagine a lato, un'illustrazione dell'Orlando Furioso, opera del pittore e incisore francese Gustav Dorè 1832 – 1883)

Grifone figura araldica in Wikipedia

Il Grifone nella mitologia in Wikipedia

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