La lingua siciliana

- parte I -

Origini

 

(parte II:  classificazione attuale e breve lista di alcuni vocaboli importati da altre lingue)

l Siciliano è una vera e propria lingua che si porta dentro numerosi segni del passato. Dominazioni, conquiste, migrazioni, hanno inserito nuovi vocaboli e nuove espressioni, allungando e trasformando la lista dei termini che compongono il vocabolario dell’idioma isolano.

Il linguaggio siciliano originario, pre storico, è quello nato dall’unione di diversi dialetti pronunciati da più popoli. Si tratta del risultato di diverse migrazioni iniziate circa 6.000 anni fa, quando in Occidente le civiltà erano allo stato pre embrionale. Probabilmente durante il Neolitico (periodo fra il Paleolitico e l'età dei metalli, circa 4000/4500 a.C.), dalla Penisola Iberica e dall’Africa arrivarono i Sicani, genti rivelatesi poi molto attive, in contatto commerciale con la civiltà minoica e insediatisi nella Sicilia centrale e occidentale; molto dopo, verso il 1.000 a.C. giunsero i Siculi, anch’essi di ceppo iberico, stabilitisi nella parte orientale dell’isola e in arrivo dal sud Italia dopo tre secoli di lotte contro gli asiatici Pelasgi, invasori giunti dalla Grecia; infine gli Elimi, forse pastori provenienti dalla Libia (anche se molti storici greci scrissero che si trattava di esuli troiani e focesi, sfuggiti agli Achei), popolo che preferì invece le regioni nord occidentali della Sicilia.

Da allora è stata una lunga sequela di passaggi e domini: Greci, Fenici/Cartaginesi, Romani, Unni, Vandali germanici, Goti di Svezia, Bizantini, Arabi. E ancora, i Normanni con gli Altavilla, gli Stauffer di Svevia, gli Angioini, i Savoia, gli Aragonesi, gli Austriaci, i Borbone, i Francesi, gli Inglesi già durante le guerre napoleoniche, ancora i Borbone, infine i Savoia.

Durante questo continuo andirivieni di dinastie e culture straniere il punto più alto toccato dal linguaggio della Trinacria si manifesta con l’Imperatore Federico II Hohenstaufen (nato a Jesi il 26 dicembre 1194, nipote di Federico I Barbarossa), Monarca che fu capace di realizzare uno dei regni meglio organizzati dell’epoca e più tolleranti riguardo la convivenza fra le varie razze.

 D’altra parte in Sicilia erano ancora ben vive le tre etnie guida: la latina, la greca e l’araba. L’influsso normanno servì a cementarle, Federico II raccolse questa eredità e ne fece un Regno splendido. L’Imperatore diede impulso alla Scuola poetica siciliana dando l’avvio, per la prima volta nella storia del Bel Paese, alla tradizione poetica italiana in volgare. L’elite che diede vita al movimento letterario, utilizzava il Siciliano Illustre, linguaggio che affondava le sue radici nella lingua tradizionale dell’Isola, ma completata e “guidata” dal provenzale e dal latino “cancelleresco”. Poco più tardi Dante riprese il modello per farne il volgare illustre toscano sviluppato nel “De vulgari eloquentia”.

Il primo documento statale scritto in Toscano è del 1526. L’ultimo redatto in Siciliano è del 1543.

La lingua siciliana, parte II: classificazione attuale e breve lista di alcuni vocaboli importati da altre lingue

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